L’esecuzione di Pietro De Maria è stata quanto di meglio abbiamo ascoltato sotto ogni aspetto relativo all’interpretazione pianistica... Un pianista che esegue le Ballate in questo modo si colloca immediatamente tra i migliori che abbiamo mai ascoltatoSANTIAGO. La cosa più emozionante di un recital pianistico con opere ben note è che, indipendentemente dalla fama dell’interprete, c’è sempre il fattore sorpresa che rende impossibile prevedere con sicurezza il risultato artistico. Così in questi anni abbiamo assistito ad alcuni concerti dove solisti famosi non sono stati all’altezza del loro prestigio, però anche ad altri nei quali pianisti meno conosciuti hanno suonato in maniera perfetta e hanno trasformato la loro performance in un evento eccezionale. È quello che è accaduto con il giovane Pietro De Maria, il musicista italiano che ha eseguito opere di Chopin al Teatro Municipal in un recital che può solo essere elogiato. Il programma era ambiziosamente complicato e impegnativo, poiché contemplava le 4 Ballate (fatto molto insolito a causa della loro difficoltà) e i 24 Studi. Diviso in due parti, iniziava con le Ballate nn. 1 e 2 per continuare con i 12 Studi op. 10. Nella seconda parte c’erano le altre due Ballate e i 12 Studi dell’op. 25.
Gli Studi sono opere giovanili di Chopin, ma si possono considerare i migliori di questo genere, non solo per le sfide tecniche, ma anche per la poesia che un grande interprete è in grado di trovare nascosta tra le cascate di note e l’impressionante veemenza.
L’esecuzione di Pietro De Maria è stata quanto di meglio abbiamo ascoltato sotto ogni aspetto relativo all’interpretazione pianistica. Ma, è chiaro che sono molti gli interpreti che affrontano gli Studi e il risultato è molto buono se si possiede una tecnica solida. Altra cosa è cimentarsi con le Ballate, opere dove – come dice il pianista e musicologo Charles Rosen – Chopin riuscì a fondere l’aspetto narrativo con quello lirico nella maniera migliore senza necessità di un programma né di descrivere dei fatti.
Fin dal momento in cui il pianista italiano ha cominciato a suonare la Ballata n. 1 in sol minore non c’è stato alcun dubbio sulla sua capacità di poterla interpretare senza errori e con enorme musicalità. Se ne è avuta conferma con la Ballata n. 2 in fa maggiore, con passaggi idilliaci interrotti da raffiche impetuose che nascondono audaci dissonanze. Lo stesso è accaduto nelle altre due Ballate, specialmente nella complicata n. 4, dove il pianista deve affrontare tre motivi sovrapposti. Un pianista che esegue le Ballate in questo modo si colloca immediatamente tra i migliori che abbiamo mai ascoltato.
L’esecuzione di Pietro De Maria è stata quanto di meglio abbiamo ascoltato sotto ogni aspetto relativo all’interpretazione pianistica... Un pianista che esegue le Ballate in questo modo si colloca immediatamente tra i migliori che abbiamo mai ascoltatoSANTIAGO. La cosa più emozionante di un recital pianistico con opere ben note è che, indipendentemente dalla fama dell’interprete, c’è sempre il fattore sorpresa che rende impossibile prevedere con sicurezza il risultato artistico. Così in questi anni abbiamo assistito ad alcuni concerti dove solisti famosi non sono stati all’altezza del loro prestigio, però anche ad altri nei quali pianisti meno conosciuti hanno suonato in maniera perfetta e hanno trasformato la loro performance in un evento eccezionale. È quello che è accaduto con il giovane Pietro De Maria, il musicista italiano che ha eseguito opere di Chopin al Teatro Municipal in un recital che può solo essere elogiato. Il programma era ambiziosamente complicato e impegnativo, poiché contemplava le 4 Ballate (fatto molto insolito a causa della loro difficoltà) e i 24 Studi. Diviso in due parti, iniziava con le Ballate nn. 1 e 2 per continuare con i 12 Studi op. 10. Nella seconda parte c’erano le altre due Ballate e i 12 Studi dell’op. 25.
Gli Studi sono opere giovanili di Chopin, ma si possono considerare i migliori di questo genere, non solo per le sfide tecniche, ma anche per la poesia che un grande interprete è in grado di trovare nascosta tra le cascate di note e l’impressionante veemenza.
L’esecuzione di Pietro De Maria è stata quanto di meglio abbiamo ascoltato sotto ogni aspetto relativo all’interpretazione pianistica. Ma, è chiaro che sono molti gli interpreti che affrontano gli Studi e il risultato è molto buono se si possiede una tecnica solida. Altra cosa è cimentarsi con le Ballate, opere dove – come dice il pianista e musicologo Charles Rosen – Chopin riuscì a fondere l’aspetto narrativo con quello lirico nella maniera migliore senza necessità di un programma né di descrivere dei fatti.
Fin dal momento in cui il pianista italiano ha cominciato a suonare la Ballata n. 1 in sol minore non c’è stato alcun dubbio sulla sua capacità di poterla interpretare senza errori e con enorme musicalità. Se ne è avuta conferma con la Ballata n. 2 in fa maggiore, con passaggi idilliaci interrotti da raffiche impetuose che nascondono audaci dissonanze. Lo stesso è accaduto nelle altre due Ballate, specialmente nella complicata n. 4, dove il pianista deve affrontare tre motivi sovrapposti. Un pianista che esegue le Ballate in questo modo si colloca immediatamente tra i migliori che abbiamo mai ascoltato.