Gazzetta di Parma

Le accoppiate vincenti

"...Segno che De Maria - reduce dallo straordinario "tour de force", sia discografico che concertistico dell'integrale dell'opera di Chopin ed ora è immerso in una non meno coinvolgente avventura bachiana - ha impresso con grande linearità, oltremodo ardimentoso nei temibili passi d'ottava quanto eloquente nelle trame leggere (magnifico il fantomatico episodio al centro dell'"Andantino")..."Con la sua inossidabile celebrità il primo Concerto di Tchaikovsky è da sempre esposto oltre che al rischio di quell'enfasi che in maniera preconcetta accompagna del resto per molti ascoltatori tutta la produzione dell'autore della "Patetica", pure a quello di un virtuosismo eccedente, muscolare, come si suol dire "fine a se stesso".

Rischi da cui è andata esente l'esecuzione proposta l'altra sera all'Auditorium, nell'ambito di "Nuove Atmosfere" da Michele Mariotti alla guida della Filarmonica e Pietro De Maria alla tastiera, legati da una ben percepibile intesa che ha consentito una visione organica di questo avventuroso racconto, il pianoforte ora emergente con punte clamorose ora partecipe sensibile entro il tessuto inquieto di un'orchestra che Tchaikovsky sembra pervadere, tra esplosioni e teneri abbandoni, di una sottile nevrosi, filtrata pur sempre attraverso il velo di una sognata classicità. Segno che De Maria - reduce dallo straordinario "tour de force", sia discografico che concertistico dell'integrale dell'opera di Chopin ed ora è immerso in una non meno coinvolgente avventura bachiana - ha impresso con grande linearità, oltremodo ardimentoso nei temibili passi d'ottava quanto eloquente nelle trame leggere (magnifico il fantomatico episodio al centro dell'"Andantino"), e pure colto da Mariotti con felice rispondenza nell'ariosità del respiro che ha saputo ottenere da una compagine ben consapevole e ben rispondente.

Entusiasmo del pubblico per il direttore e per De Maria il quale ha ricambiato con due piccoli gioielli, una Mazurka di Chopin e una Sonata di Scarlatti.


"...Segno che De Maria - reduce dallo straordinario "tour de force", sia discografico che concertistico dell'integrale dell'opera di Chopin ed ora è immerso in una non meno coinvolgente avventura bachiana - ha impresso con grande linearità, oltremodo ardimentoso nei temibili passi d'ottava quanto eloquente nelle trame leggere (magnifico il fantomatico episodio al centro dell'"Andantino")..."Con la sua inossidabile celebrità il primo Concerto di Tchaikovsky è da sempre esposto oltre che al rischio di quell'enfasi che in maniera preconcetta accompagna del resto per molti ascoltatori tutta la produzione dell'autore della "Patetica", pure a quello di un virtuosismo eccedente, muscolare, come si suol dire "fine a se stesso".

Rischi da cui è andata esente l'esecuzione proposta l'altra sera all'Auditorium, nell'ambito di "Nuove Atmosfere" da Michele Mariotti alla guida della Filarmonica e Pietro De Maria alla tastiera, legati da una ben percepibile intesa che ha consentito una visione organica di questo avventuroso racconto, il pianoforte ora emergente con punte clamorose ora partecipe sensibile entro il tessuto inquieto di un'orchestra che Tchaikovsky sembra pervadere, tra esplosioni e teneri abbandoni, di una sottile nevrosi, filtrata pur sempre attraverso il velo di una sognata classicità. Segno che De Maria - reduce dallo straordinario "tour de force", sia discografico che concertistico dell'integrale dell'opera di Chopin ed ora è immerso in una non meno coinvolgente avventura bachiana - ha impresso con grande linearità, oltremodo ardimentoso nei temibili passi d'ottava quanto eloquente nelle trame leggere (magnifico il fantomatico episodio al centro dell'"Andantino"), e pure colto da Mariotti con felice rispondenza nell'ariosità del respiro che ha saputo ottenere da una compagine ben consapevole e ben rispondente.

Entusiasmo del pubblico per il direttore e per De Maria il quale ha ricambiato con due piccoli gioielli, una Mazurka di Chopin e una Sonata di Scarlatti.

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